Dopo più di 30 anni riapre stabilmente al pubblico la Casa del Bicentenario, nella zona del foro del Parco Archeologico di Ercolano. Ai visitatori viene offerta la possibilità di accedere ad alcune delle aree della casa, come il tablinum, lungo un breve percorso indossando delle pattine eco-sostenibili utili per tutelare i mosaici pavimentali.

La casa, tuttora oggetto di lavori di ripristino, è accessibile anche come laboratorio di restauro, la sua apertura è il coronamento del progetto “Close up Restauri a porte aperte”, che ha visto ogni venerdì mattina il pubblico accesso ai cantieri in corso nell’area archeologica nell’ambito delle campagne di manutenzione sia programmata che straordinaria. I restauri della Casa del Bicentenario interessano le strutture architettoniche, le coperture, i pavimenti e gli affreschi e sono condotti congiuntamente dal Parco Archeologico di Ercolano, dal Parco Archeologico di Pompei, dall’Herculaneum Conservation Project ed, eccezionalmente, considerata la rilevanza del sito, dal Getty Conservation Institute.

La Casa si presenta di notevole interesse anche per i documenti ritrovati, prevalentemente di argomento giuridico; al momento dell’eruzione almeno centocinquanta tavolette di legno (di cui sessanta sono state riconosciute nei depositi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli), accompagnate da un unico papiro, si trovavano riposte in una cassa di legno in una camera al primo piano. Tra queste viene descritto il “Processo di Giusta”, figlia di una liberta contestata dalla ricca ercolanese, ex padrona della madre.

Riportata alla luce nel 1938, durante gli scavi di Amedeo Maiuri, proprio duecento anni dopo la riscoperta di Hercolaneum, l’edificio fu oggetto di discussione circa il ritrovamento di un’impronta a forma di croce sull’intonaco di una delle stanze, verosimilmente il solco di una mensola e non un simbolo cristiano come inizialmente ipotizzato dallo stesso Maiuri.

Pubblicato su Il Giornale dell’Arte n.402 novembre 2019