L’arte albanese si riappropria delle ex fabbriche comuniste


Eventi / martedì, Ottobre 14th, 2014

 

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La riconquista degli spazi abbandonati simbolo del passato comunista in nome dell’arte contemporanea sembra essere la finalità di alcuni tra gli attuali eventi in Albania. L’ottobre del Paese delle aquile presenta diverse attività artistiche ospitate in luoghi rappresentativi, dal mausoleo dell’ex dittatore (la piramide di Tirana) alla villa di Enver Oxha fino al gigantesco complesso industriale di Elbasan, non supportate tuttavia dalle rarissime gallerie ma dall’intraprendenza di alcuni artisti-curatori. Mentre Sislej Xhafa presenta venerdì 10 una performance e un’installazione a Tirana, ad Elbasan, a 68 km dalla capitale, dall’11 al 15, nell’ampia area metallurgica, si svolge «Informal mind» progetto internazionale di arte contemporanea, a cura della Fondazione M.A.M. L’enorme blocco, costruito nel 1960 e abbandonato trenta anni dopo, era il cuore dell’industria albanese e immagine di ambizione e grandezza. Diciotto artisti internazionali con performance, video e fotografie sviluppano il dialogo con lo scenario degradato per costruire storie e riflessioni socio-relazionali.
Così nella performance dei serbi Sanja Latinovic & Ranko Djankovic il trasporto della sabbia è paragonabile alla trasmissione di informazioni, alla comunicazione che subisce variazioni lungo il percorso per la perdita di granelli di sabbia.
Sullo stesso tema è il video di Anri Sala «Answer me» (2008) girato in una stazione di ascolto a Berlino. Nel video il luogo vuoto amplifica le note di una batteria suonata da un uomo di spalle, il suono è unica risposta alle sollecitazioni di una donna alla ricerca di dialogo. L’eco del tamburo nella cupola prolunga il dramma e soffoca le parole con l’eccezione di quelle che danno il titolo al film.
Fortemente polemica la performance della montenegrina Milena Jovicevic che vende al pubblico oggetti personali e mattoni rubati sul posto (qundi allo Stato) e timbrati con delle aquile (nella bandiera albanese e del Montenegro). Le privatizzazioni sostenibili del titolo sembrano quindi sfaldarsi dinanzi alla falsità dei meccanismi commerciali.
Se, ispirati dalla location, da un lato, la coppia serba Marina Marković e Boris Šribar coniugando arte e vita, vede l’occupazione di uno spazio pubblico come un gesto politico, sulla scia di Occupy Wall Street, dall’altra artisti come Sislej Xhafa, Alban Muja, Alban Hajdinaj, Brilant Pireva, Conny Karlsson Lundgren, Edit Pula, Fatos Qerimi, Fatmir Mustafa Carlos, Sadik Spahija, Shelbatra Jashari, Robert Gligorov e Victor Alimpiev plasmano le proprie opere nel mostro industriale di Elbasan offrendo nuova vita al passato.

Pubblicato su Il Giornale dell’Arte, 7 ottobre 2014