L’oasi del WWF di fronte all’Ilva


Curiosità, Viaggi / giovedì, Maggio 19th, 2016

oasi-palude-la-vela2Gli effluvi velenosi dell’Ilva di Taranto hanno trasformato il territorio circostante in un S.I.N., un Sito di Interesse Nazionale, cioè “un’area contaminata molto estesa classificata dallo Stato Italiano come più pericolosa e che necessita di interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo e/o delle acque superficiali”. Eppure su questa stessa superficie esiste una Riserva Naturale Regionale, l’Oasi WWF “Palude La Vela”, a soli 8 km in linea d’aria dalle ciminiere della fabbrica. Il Parco, con un’estensione di 116 ettari, sorge sul secondo seno del Mar Piccolo ed è orientato alla tutela della biodiversità; sono state classificate circa 140 specie diverse di fauna (tra cui aironi, fenicotteri e cormorani), 170 specie botaniche e innumerevoli insetti. Un paradiso gestito dal WWF Taranto con 30 km di percorsi naturalistici percorribili a piedi, a cavallo e in bicicletta, con canoe, visite guidate, postazioni per l’osservazione della fauna e la possibilità di gite in barca con i pescatori del loco. L’assurda dicotomia tra la riserva naturale e un S.I.N. continuano ad essere al centro delle battaglie appassionate di Fabio Millarte, presidente WWF Taranto, e del suo gruppo che prosegue un’intensa attività di divulgazione e di educazione ambientale che riguarda tutto il territorio. Bonifica è la loro parola d’ordine ma anche rifugio e accoglienza di animali feriti, come quello entrato in un settore dell’Ilva, salvato da un operaio e consegnato al WWF, lotta contro la cementificazione, promozione territoriale e sponsorizzazione contro Tempa Rossa e le trivelle in mare.

Ad oggi i valori degli inquinanti nella Palude sono ancora sotto il limite massimo della definizione ma l’Ilva continua ad incombere sulla natura e sull’uomo.

Pubblicato su Alias (Il Manifesto), 30 aprile 2016