La riapertura di uno dei ritrovamenti di maggior interesse del Parco Archeologico di Ercolano è iniziata come un esperimento voluto dall’intraprendente direttore Francesco Sirano: il teatro della città romana, ancora incastonato in un blocco tufaceo e chiuso da oltre venti anni, è stato reso accessibile al pubblico in poche date nel 2018 e limitatamente a sole 100 persone.
I proventi degli ingressi esclusivi sono serviti ad alcuni lavori di manutenzione e alla messa in sicurezza del percorso di esplorazione del teatro. Così finalmente la riapertura è definitiva, ogni domenica, con tre turni di visita, con un tour che vede i visitatori, muniti di mantellina anti umidità e caschetto con luce incorporata, scendere per oltre 20 m nel sottosuolo attraverso i cunicoli scavati sotto il regno dei Borbone per esplorare gli spazi ancora integri dalla loro scoperta.
L’ingresso al teatro è fuori l’area archeologica del Parco. Secondo Sirano «i visitatori dovranno essere protagonisti delle quattro vite del teatro: rifugio antiaereo, meta del Grand Tour, sede delle prime esplorazioni in galleria, edificio da spettacolo romano».
Gli ambienti interni al teatro rivelano infatti, in vere e proprie grotte, porzioni degli elementi architettonici, qualche affresco, stalattiti, graffiti e la cavità che occupavano le statue che lo decoravano. Alcuni di questi elementi si trovano attualmente nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli mentre le sculture maggiormente note, la Grande e la Piccola ercolanese, sono al museo di Dresda.
Pubbòlicato su Il Giornale dell’Arte numero 397, maggio 2019