Visite intelligenti al Maschio Angioino con l’app che si adatta a te


Curiosità / mercoledì, Febbraio 3rd, 2016

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Apertura di nuove sale e nuova veste tecnologica per uno dei simboli di Napoli, Castel Nuovo, noto anche come Maschio Angioino. In concomitanza con l’apertura di spazi espositivi che ampliano il Museo Civico ospitato all’interno del castello, parte il progetto Mast (Maschio Angioino Smart Tour) che offre al visitatore una visita «intelligente».
Grazie a un nuovo modello di fruizione, un racconto automatico avviene su una piattaforma e consente l’accesso a informazioni sui luoghi e sulle opere: basta avvicinare al simbolo di riferimento uno smartphone o un tablet, su cui si è scaricata precedentemente l’app, per sentire la descrizione. Il sistema è innovativo grazie all’individuazione della tipologia del fruitore, è il visitatore che seleziona il proprio profilo (ad esempio adulto o bambino) per accedere alle notizie secondo il proprio livello di conoscenze, superando quindi la semplice registrazione delle audioguide.
L’app Ops (Opere Parlanti Show) è stata progettata da Databenc (Distretto ad Alta Tecnologia dei Beni Culturali), società in parternariato tra istituzioni e piccole medie imprese, e per la prima volta in Italia è stata applicata ad un museo. Nel 2016 è prevista una versione avanzata dell’app con nuovi filtri e diverse spiegazioni.
Insieme all’alta tecnologia il Castello ha rinnovato la parte espositiva con l’apertura di nuove sale, l’acquisizione di opere e un allestimento trasformato.
Nella sala Carlo V sono ora visibili cinquantotto sculture, tra gessi, marmi e terracotte diFrancesco Jerace, donate dagli eredi dello scultore, tra tutte spicca la «Victa», splendido busto marmoreo che segnò una svolta nel secondo Ottocento.
Nella sala della Loggia il nuovo percorso si articola tra sculture e pitture del Novecento napoletano, da Vincenzo Gemito, a Giuseppe Renda, da Alberto Chiancone a Giovanni Tizzano e a Emilio Notte, alcune delle quali donate dai familiari degli artisti. Mai esposto al pubblico anche il patrimonio non visibile, costituito da opere di proprietà comunale recuperate dagli uffici e da diverse circoscrizioni che ora implementano il Museo Civico.
Il progetto è frutto di una collaborazione tra il Comune di Napoli, Assessorato alla Cultura e al Turismo e il Sevizio al Patrimonio Artistico, il Distretto Databenc (e il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Napoli Federico II, con la curatela scientifica della professoressa Isabella Valente.

Pubblicato su Il Giornale dell’Arte, 12 gennaio 2016