Il terremoto al Macro si chiama Giorgio de Finis


Cultura / martedì, Giugno 19th, 2018

Si apre un nuovo corso per il Macro. Al museo romano, disegnato da Odile Decq, e’ infatti approdato, su nomina di Luca Bergamo, Vicesindaco con delega alla Cultura del Comune di Roma, Giorgio de Finis, antropologo, artista, curatore indipendente, saggista e molto altro, un personaggio eclettico, definito, con fare un po’ snob, “squatter” perchè animatore-creatore del MAAM, Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_citta’ meticcia.

Il MAAM infatti non si configura come un canonico museo, e’ in realta’ un’ex fabbrica occupata da 60 famiglie, tra  italiani, marocchini, peruviani, rom rumeni, ucraini, sudanesi, eritrei, domenicani, attorno alla quale il vulcanico de Finis, insieme a circa 200 artisti, ha innalzato una barricata d’arte fatta di murales, installazioni, foto e dipinti, strumento di difesa contro lo sgombero e luogo di sinergie e aperture tra mondi lontani. Insomma un personaggio assolutamente fuori dai canoni istituzionali che ha provocato un vero e proprio terremoto tra gli addetti al settore non pronti ad accettare sperimentazioni museali anche se di soli 15 mesi (nel primo step). Eppure durante l’esperienza del MAAM, fondamentale nella nomina di de Finis, chiamato a presentare un progetto che ne portasse traccia al Macro, l’antropologo ha dialogato, come in molte altre imprese artistiche che ha seguito e realizzato, con luoghi tutt’altro che alternativi come il Castello di Rivoli e con artisti affermati, come Michelangelo Pistoletto.  

La nomina del curatore rientra nel nuovo assetto del Polo del Contemporaneo romano, guidato dall’Azienda Speciale Palaexpo, che mette in connessione il Palazzo delle Esposizioni con il Macro e il Mattatoio.

Il Macro_asilo, cosi’ si chiamera’ la rivoluzione de Finis, prendera’ il via da Ottobre 2018 per la durata di 15 mesi durante i quali “gli artisti- afferma l’antropologo -verranno chiamati ad una presa di responsabilita’ nei confronti di un dispositivo pubblico, un museo, che diventera’ un laboratorio aperto, uno spazio comune in cui tutti lavorano alla costruzione di una cattedrale laica del contemporaneo”. Ecco allora la chiamata alle armi che de Finis vuole aperta a tutti gli artisti, un vero e proprio coinvolgimento corale per la partecipazione al progetto, ma “non ci saranno mostre- continua- sarà il museo a mostrarsi nella sua attivita’ giornaliera”.

Il nuovo palinsesto sara’ scandito da eventi quotidiani che si svolgeranno in determinate aree del museo, gli artisti saranno invitati a trasferire il proprio atelier al Macro, riproponendo un’esperienza di qualche anno fa al MAAM, e, proprio come in quel caso, lavoreranno in loco e mostreranno come nasce un’opera d’arte.

E se, secondo il neo curatore, “la conoscenza e’ qualcosa che non possiamo contenere dentro i recinti”, il Macro_asilo si aprira’ agli studiosi di differenti discipline per intavolare dibattiti a cui saranno invitati tutti, e si spera quindi non solo gli addetti al settore, mentre una web radio e una web tv lavoreranno sul fronte della comunicazione.

Lo scenario cambiera’ nel fine settimana aprendosi anche all’estero, l’asiloospitera’ infatti, per delle lezioni magistrali, nomi noti dell’arte internazionale, arricchendo un programma gia’ fitto e variegato.

Giorgio de Finis ha svelato altri punti del suo progetto:

 “Siamo un asilo e ci piace ripensare alla parola, creeremo un nuovo vocabolario attraverso la riflessione su alcune parole che rimandano a temi specifici, le prime le forniro’ io, in seguito ci sara’ un coordinatore che invitera’ artisti o teorici per lavorarci.

Ci saranno ambienti diversi, dove accadono cose diverse, ad esempio ci sara’ una stanza dedicata a Roma che accogliera’ quello che chiunque condividera’ con noi della realta’ romana, per portare nel museo quello accade all’esterno e viceversa. Ci sara’ una sala lettura con le novità editoriali del settore (anche noi faremo pubblicazioni), che proporro’ di allestire e gestire alle biblioteche di Roma che entreranno nel circuito del Polo del Contemporaneo e all’interno della quale faremo anche cose insieme.

Pubblicato su Officine delle Arti n.6