Francesco Sirano: «Tante scoperte rivelate»


Cultura / venerdì, Marzo 12th, 2021

Dopo mesi di chiusura forzata il Parco Archeologico di Ercolano ha finalmente riaperto le porte. Ad accogliere i visitatori, oltre al protocollo anti-Covid, un’informazione dematerializzata: per orientarsi ci sarà un Qr code da scaricare sul cellulare e una pianta per disabili redatta per l’occasione. Sempre scaricabile, ma a pagamento, una guida digitale, sostituta della tradizionale audioguida, permette una serie di ricostruzioni in 3D e visioni a volo d’uccello di intere zone della città all’interno del percorso. Non manca un approfondimento da consultare sui social prima o dopo la visita al Parco archeologico: il format «Lapilli» illustra tutte le aree aperte al pubblico, mentre «Lapilli sotto la cenere» si concentra su aree che per motivi di restauro o di sicurezza sono chiuse al pubblico.

Viene riproposta l’iniziativa «Un giorno un anno», che offre al costo di un biglietto giornaliero un abbonamento che dura un anno e grazie al quale si avrà accesso ad alcune iniziative come l’ingresso gratuito alle serate estive del Parco o visite speciali. Nuovo anche l’allestimento, all’interno dell’Antiquarium, delle sculture originali dei Cervi della Casa dei Cervi e la fontana dell’Idra di Lerna. Durante il periodo di blocco importanti lavori sono andati avanti ma una serie di eventi che erano previsti da tempo sono stati rimandati. Francesco Sirano, direttore del Parco Archeologico di Ercolano, fautore dell’apertura dell’Antiquarium e della riapertura dell’antico teatro, delinea la nuova programmazione.

Direttore, lei aveva annunciato tra il 2019 e il 2020 due importanti mostre basate sui reperti del Parco. Ora che il momento sembra consentirlo, apriranno?

La mostra sui mobili e sui reperti di legno si terrà verso la fine di marzo ma non è ancora possibile stabilire un giorno preciso, aspettiamo che la situazione si stabilizzi un po’. Ovviamente siamo pronti da mesi per l’allestimento nei locali della Reggia di Portici, negli appartamenti reali al piano nobile contigui alla ricostruzione del borbonico Herculanense Museum, che fu nella seconda metà del Settecento la primissima esposizione dei materiali di Ercolano e a cui simbolicamente ci riallacciamo. L’altra mostra che era in programma, quella sul cibo e l’alimentazione, si terrà nell’Antiquarium del Parco ed è programmata per la fine dell’anno.

Quale sarà la mole dei reperti in mostra? Quali gli elementi di rilievo?

Saranno circa 200 reperti per ogni esposizione. Per la mostra sui mobili si vedrà eccezionalmente una barchetta, mai presentata prima, non la lancia militare già visibile nel Parco, ma una piccola barca di pescatori, trovata nell’area della Villa dei Papiri, che è stata restaurata proprio in previsione di questo evento. Inoltre verrà esposto un cassonettato policromo del salone della Casa del rilievo di Telefo, trovato durante gli scavi del 2009-2010 della Fondazione Packard in collaborazione con la Soprintendenza di allora. All’epoca partì un lavoro certosino di restauro completato solo ora grazie anche alla tecnologia laser che si è consolidata nel tempo. Questi cassettoni sono splendidi, se ne è visto uno agli Uffizi in occasione della mostra dedicata ai cassonettati degli edifici rinascimentali ospitato ovviamente come prodromo. Noi mostreremo molto di più, il legno non è carbonizzato quindi con i colori e il legno originale conservato com’era.

Il ritrovamento dell’olio nei depositi del Mann ha acceso un’ennesima luce sulle meraviglie dei cibi e dell’alimentazione romana. La mostra darà un contributo a tale argomento?

Noi abbiamo da presentare cose importanti sul cibo, la stessa Regione Campania ci ha finanziato gli eventi collaterali legati a questa mostra perché è un argomento che può essere trattato con ampiezza grazie ai materiali ritrovati. A Ercolano abbiamo una quantità e una varietà incredibile, unica al mondo per l’epoca romana, di cereali, legumi, frutti e addirittura lievito madre. Fanno da contrappeso agli alimenti e ai cibi i resti che vengono dalle fogne, i pasti consumati, materiale che testimonia ad esempio il consumo di pesce e dei frutti di mare. Sono state identificate oltre 80 varietà di pesce di cui 50 sono ancora presenti nel golfo di Napoli. È molto complicato ma io vorrei mostrare il ciclo completo dell’alimentazione, anche la quantità enorme di coproliti trovati nello scavo delle fogne. Questo materiale identificato nei tubi di scarico di alcune latrine dei piani superiori della palestra è non solo la controprova del regime alimentare degli ercolanesi ma anche delle loro malattie.

Partirà a breve una nuova campagna di scavo nella zona dell’antica spiaggia. Dopo 40 anni dal primo ritrovamento, quali sorprese pensa ci riserverà?

Questo luogo ha rivelato tante scoperte, ma lo scavo, molto esteso, non è mai stato completato. Nell’ambito della collaborazione pubblico-privato con la Fondazione Packard, partiranno alcuni lavori di restauro e di presentazione del sito. L’antica spiaggia sarà messa a secco e tornerà ad essere un luogo praticabile. Attualmente si cammina su una passerella sospesa su un piccolo laghetto che manteniamo con delle pompe sempre a un livello bassissimo, una volta prosciugato ci sarà un percorso libero verso la Villa dei Papiri la cui area sarà oggetto di restauro e di sistemazione per poter essere visitabile. Inoltre è previsto il restauro degli edifici che si affacciano sulla spiaggia, la sistemazione delle scarpate, e verrà ridisegnata la rampa Martusciello con nuova illuminazione e forse con elementi didattici o comunque immersivi. Ovviamente nell’ambito del progetto che riguarda ben 14mila metri quadri è anche prevista una parte di scavo. Togliendo l’acqua siamo certi di trovare altre cose portate via dallo spostamento d’aria e trascinate dal flusso piroclastico che si è abbattuto sulla città, questo è sicuro, lo sappiamo dagli altri ritrovamenti. Quando fecero gli scavi sulla spiaggia furono scoperti un numero minore di scheletri rispetto a quelli dei fornici quindi è possibile che ci siano altri scheletri.

Sono in corso nuovi studi sui reperti già in possesso del Parco?

Per quanto riguarda gli scheletri già ritrovati, Pierpaolo Petrone dell’Università Federico II, con cui abbiamo una convenzione, sta lavorando, da qualche mese, sui materiali che aveva scoperto nei fornici tra il 1998 e il 2000. Alcuni scheletri sono stati oggetto di analisi sul dna degradato, dove si pensava di non trovare risultati invece ci sono stati riscontri tali da meritare, grazie a un progetto di collaborazione con Petrone e l’Università di Harvard, un Grant del National Geographic, un contributo economico per realizzare le analisi su più di 80 individui. I risultati sono già interessanti, sta venendo fuori, ad esempio, la provenienza geografica o di parentela di alcune delle persone rifugiate vicino la spiaggia. Io stesso sto preparando un articolo sul famoso soldato trovato sull’antica spiaggia. Lo studio fatto, anche con la Venaria di Torino, sull’armamento d’argento ha rivelato che c’erano delle decorazioni in oro aggiunte. Attraverso l’analisi delle armi si riesce a determinare il grado militare di questo soldato, uno dei rari esempi tra Ercolano e Pompei: sappiamo che a Pompei solo in età tarda ci fu un gruppo di pretoriani ma non abbiamo testimonianze di una caserma perché probabilmente non ce n’era bisogno.

Partiranno anche i restauri di alcune domus oggi chiuse?

I lavori interesseranno la Casa dell’Atrio a Mosaico, la Casa del Colonnato Tuscanico, dell’Apollo Citaredo, del Mobilio Carbonizzato, e del Sacello di Legno tutte con problemi statici o pericolanti. I cantieri partiranno tra marzo e aprile e dureranno due anni, questo ci permetterà non solo l’apertura delle domus e ma anche la rotazione della loro fruizione permettendo di attuare una politica ancor più attenta sull’impatto dei visitatori. Avevamo già fatto esperimenti a riguardo come per l’appena restaurata Casa del Bicentenario nella quale i visitatori entravano con delle coperture ai piedi proprio per valutarne l’impatto. Altri restauri e lavori riguarderanno il teatro e il legno carbonizzato presente un po’ ovunque nel Parco. Insomma, c’è tanto da fare!

Pubblicato su Il Giornale dell’Arte, 25 gennaio 2021